Ideali sono le posizioni In pieno sole per valorizzare dal punto di vista qualitativo e quantitativo la produzione. Il susino vive bene nei terreni freschi, ma ben drenati, di medio impasto; le varietà europee si adattano meglio di quelle giapponesi ai terreni argillosi e sopportano meglio il freddo in quanto fioriscono più tardi.
La messa a dimora si effettua in autunno o in primavera dopo aver effettuato una concimazione di fondo con sostanza organica.
Durante la stagione estiva irrigare regolarmente, a partire dalla fioritura, in quanto la produzione frutticola richiede asporti idrici sostenuti. Patisce, come tutte le Prunoideae, i ristagni idrici, occorre quindi tarare le irrigazioni in base alla tipologia di suolo
La potatura del susino dipende dall’habitus di fruttificazione delle varietà.
I susini giapponesi fruttificano sia sui rami misti che sui dardi fioriferi, per cui gli interventi sono energici e consistono nel diradare alcuni rami misti e nell’eliminare parte dei rami vecchi portanti i mazzetti di maggio.
Il susino europeo fruttifica prevalentemente sui mazzetti di maggio, presentano una bassa carica di gemme a fiore ed un’entrata in produzione piuttosto lenta; la potatura, in questo caso, sarà leggera e si effettuerà raccorciando i rami vecchi portanti i dardi in modo da favorire un rinnovo graduale.
Importante ai fini produttivi è la pratica del diradamento dei frutti da effettuarsi prima dell’indurimento del nocciolo, lasciando un frutto ogni 10-15 cm di ramo, al fine di ottenere una buona pezzatura ed un’adeguata carica di gemme a fiore per l’anno successivo.
Per quanto riguarda la concimazione, è bene effettuare una concimazione annuale con i principali elementi asportati per la produzione cioè azoto(N), fosforo (P2O5) e Potassio (K2O5). Si consideri che per una produzione di 200 q/ha, vengono asportati mediamente 120 kg/ha di N, 30 kg/ha di P2O5 e 130 kg/ha di K2O5.
La somministrazione di azoto va frazionata in 2-3 interventi: a fine estate, dopo la raccolta, per favorire l’accumulo delle sostanze di riserva che verranno utilizzate dalla pianta, dalla successiva ripresa vegetativa fino ad allegagione avvenuta, dopo l’allegagione ed eventualmente durante l’accrescimento dei frutti.
Il fosforo stimola la fioritura e l’attività delle radici, può scarseggiare in suoli molto calcarei in quanto tende ad essere insolubilizzato, in questi casi si interviene annualmente con dosaggi di poco superiori alle asportazioni, in autunno (insieme al potassio).
Sui terreni sciolti la concimazione fosfo-potassica va effettuata a fine febbraio per evitare fenomeni di lisciviazione a carico del potassio.