Rose

Famiglia: 
Rosaceae

La Rosa è considerata la regina dei fiori.

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Coltivazione: 

Le rose non sono piante molto esigenti per quanto riguarda il terreno, e hanno dimostrato di potersi sviluppare anche in condizioni sfavorevoli; per una riuscita ottimale è però consigliabile porre a dimora queste piante in un buon terreno leggero, ricco di materia organica e ben drenato, con ph vicino a 6,5 (sub- acido).
l terreno per la piantagione deve essere "nuovo" cioè vergine alla coltivazione delle rose.
Questo perché le rosacee causano stanchezza al terreno in quanto le radici di queste piante lasciano nel terreno delle tossine che non permettono lo sviluppo di altre rose. Nel caso si volesse impiantare rosai nel medesimo posto, è consigliabile cambiare la terra per  almeno 30 cm di profondità intorno alle piante nuove.
Prima della piantagione, è bene lavorare il terreno ed arricchirlo con sostanza organica.
Se il terreno è molto pesante ed argilloso si può migliorare, al momento dell'impianto, aggiungendo una piccola quantità di sabbia e di buon terriccio universale bilanciato.
Nello scegliere la posizione ideale per le rose ricordiamo che la gran parte dei roseti preferisce posizioni soleggiate, che ricevano la luce diretta del sole per almeno sei ore al giorno; nelle regioni con clima molto caldo è consigliabile scegliere un luogo del giardino che goda di ombreggiatura nel tardo pomeriggio.
Le rose sviluppano negli anni un buon apparato radicale, profondo e ben ramificato; questo ci permette di annaffiarle sporadicamente, da marzo a settembre, solo nel caso di lunghi periodi di siccità.
La potatura è l'operazione più importante per la vita futura di queste piante, oltre che per la fioritura. Quando è bene eseguita ne corregge la forma, stimolando la vegetazione e influendo sensibilmente sulla fioritura.
Si effettua eliminando tutti i polloni che che spuntano sotto l’innesto e indeboliscono la rosa; si tagliano tutti i rami secchi o danneggiati e quelli vecchi. Come regola generale, devono essere lasciate tre-quattro gemme sui rami più deboli e cinque-sei gemme sui rami più robusti. Potare sempre in corrispondenza delle gemme rivolte verso l'esterno con un taglio leggermente obliquo.
La potatura va effettuata nei mesi invernali prima che la pianta abbia ricominciato a vegetare. L'epoca migliore è il periodo di 2-3 settimane precedenti alla ripresa vegetativa, e cioè dal 15-20 gennaio al 15-20 marzo, secondo la latitudine, l'esposizione e l'altitudine; non si deve mai potare durante i mesi di freddo intenso
Nel momento dell’impianto tutte le rose, a prescindere della loro famiglia, vanno potate a 20-30 cm da terra. Per gli anni successivi la potatura dipenderà dalla famiglia di appartenenza.

Potatura delle rose presenti al Giardino:
Le rose rifiorenti
(Rosa Mirato, Rosa Inglese "Pat Austin”, Rosa Iceberg, Rosa " Wall Street”) si potano a febbraio-marzo, quando le gelate intense, sono ormai passate. Anche quì valgono i principi generali di togliere i rami secchi, quelli rovinati o fini. Di solito, si lasciano 4-5 rami sani, alcune volte anche 7, in base alla pianta, cercando di dare al cespuglio una forma armonica, allargata, come una mano con le dita rivolte verso l’alto.
D’estate basterà togliere i fiori appassiti. Si accorciare i rami sfioriti di 10-15 cm taglia sempre fino alla prima foglia”Completa”, la prima con 5 foglioline!
Oltre alle potatura invernale, d’estate si asportano i fiori appassiti accorciando il fusto 3-4 foglie al di sotto dei fiori stessi, questo favorisce l’emissione di nuovi tralci fioriferi ed evita alla pianta uno spreco di energie per la formazione delle bacche.

Le rose rampicanti non rifiorenti (Banksiae "Alba Plena ) vanno potate al termine della fioritura di maggio-giugno e alla fine dell’inverno si accorciano i rametti laterali a una lunghezza di  circa 10-15 cm, per mantenere la pianta più folta.
Le potature servono per contenere l’elevato vigore di questo rampicante, per cui se è collocato in una situazione dove possa svilupparsi liberamente necessita di pochi interventi: è sufficiente eliminare i rami più vecchi.
Le rose rampicanti rifiorenti ("Arthur Bell", "Claire Matin") necessitano di una vigorosa potatura dei rametti laterali, lasciando 3-5 gemme a rametto. I rami principali devono essere piegati ad arco per favorire l’emissione di rametti laterali fioriferi. I rami principali vecchi vanno tagliati alla base per facilitare la crescita di rami nuovi vicino alle radici.

Rosa X Chinensis "Mutabilis:  non si pota mai drasticamente, si effettua una potatura lunga e si eliminano le parti più vecchie.  La potatura ha lo scopo di contenere lo sviluppo dell'arbusto.

Rose Rugose: alla fine dell’inverno si effettuare una potatura leggera per contenerne l’eccessiva crescita e ogni 2/3 anni una potatura di rinnovo più drastica perché tende a spogliarsi un po’ in basso.

Concimazione: in generale si praticano due concimazioni all'anno, in febbraio e in giugno, utilizzando del concime organico maturo, oppure del concime a lenta cessione.
 

Malattie Parassiti Avversità: 

Molti problemi di coltivazione possono essere evitati assicurando alle piante un ambiente adeguato :
- esposizione soleggiata, almeno sei ore di sole al giorno per la maggior parte dei rosai.
- giusta irrigazione, per mantenere il terreno fresco ma non molle, meglio tanta acqua ogni tanto che poca tutti i giorni.
- evitare di bagnare le foglie per non favorire lo sviluppo di muffe, quindi irrigare al piede della pianta.
- concimazione letamica ogni anno, che assicura anche una relativa pacciamatura alle piante.
Per semplificare le varie problematiche che danneggiano le Rose, si possono raggruppare le differenti cause in : patologie ambientali, parassitarie fungine, danni da insetti e animali.
Le cause ambientali sono un suolo non adatto e carente di elementi nutritivi, ciò provoca un generale deperimento della pianta di Rosa, con manifestazioni di scarsa fioritura e ingiallimenti fogliari.
Secondo l’elemento nutritivo carente si manifestano questi sintomi:
- carenze di Azoto causano: decolorazione generalizzata della pianta e ingiallimenti fogliari più pronuciati nelle zone basali; vegetazione stentata con scarsa fioritura con fiori di colore slavato.
- carenze di Fosforo si manifestano con: colorazione bronzo- violacea delle foglie, scarso accrescimento e ramificazioni fiorali che ricurvano a S.
- carenze di Potassio: disseccamenti al margine delle foglie che possono ricurvare ad U i fiori hanno scarsa colorazione e sono di dimensioni ridotte.
- carenze di Magnesio portano a ingiallimenti delle foglie basali nella zona della nervatura centrale e disseccano rapidamente distaccandosi precocemente.
- carenze di Calcio possono portare a opacità delle foglie e ripiegamenti verso il basso. Le lamine disseccano principalmente ai margini e sull'apice.
- carenze di Ferro provocano ingiallimenti progressivi dagli apici al basso della pianta con disseccamento delle foglie e fioritura nulla o molto scarsa.
Avversità parassitarie dovute a funghi

Uno dei problemi più frequenti sulle Rose è il proliferare delle malattie fungine o crittogamiche, più comunemente chiamate "muffe" a causa dell'aspetto delle loro fruttificazioni che generalmente ricoprono la pianta attaccata.
Questi patogeni, se non combattuti per tempo, possono distruggere in breve tempo fiori e piante .
Sono favorite da situazioni climatiche umide o piovose, ed affliggono maggiormente Rose con carenze nutrizionali.
- Seccume dei fusti, cancro dei rami e fessurazioni
Sui fusti e sui rami compaiono aree depresse rosso-violacee che in seguito disseccano con spacco della corteccia.
Difesa: la lotta si basa soprattutto su criteri di profilassi, come la distruzione delle parti disseccate durante le potature e con l’accurata disinfezione degli attrezzi utilizzati. Trattamenti chimici preventivi con fungicidi rameici o con preparati organici di sintesi.
- Marciume basale o del colletto
Le giovani piante presentano imbrunimenti e marcescenze a livello del colletto. La pianta dapprima ingiallisce poi si secca rapidamente.
I marciumi radicali sono favoriti  da ristagni di acqua nel terreno per eccesso di irrigazione o cattivo drenaggio. La prima cosa da fare per combattere i marciumi (sia radicali sia del colletto) è sostituire in parte il terriccio e attuare una corretta annaffiatura. Se nonostante queste precauzioni si dovesse verificare comunque un attacco fungino, occorre utilizzare gli appositi fungicidi che si trovano in commercio.
- Oidio o Mal bianco
Su foglie, fiore e apici dei rami compaiono macchie feltrose bianche. I fiori non schiudono o avvizziscono.
Difesa: zolfo e dinocap (Bitertanolo – bupirimate – fenarinol – propiconazolo – pirazafos - triforine) vedi anche scheda Coreopsis
- Muffa delle foglie e dei boccioli
Su foglie e soprattutto sui fiori compaiono muffe grigio cenerognolo che in seguito marciscono. I boccioli rimangono chiusi e coperti da una muffa grigiastra fino al disseccamento del bocciolo stesso. Sulle foglie di solito l’attacco avviene in presenza di molta pioggia o di periodi molto umidi. All’aria aperta le condizioni sono più sfavorevoli alla formazione della muffa.
Difesa: derivati dicarbossimidici (vinclozolin – procimidone – iprodione)
- Ruggine
Sulla parte superiore della foglia si notano macchie gialle e sulla parte inferiore pustole arancioni che possono diventare polverulenti. Nei mesi più caldi dell’anno queste pustole diventano nere e le foglie si seccano e cadono.
Durante il periodo vegetativo o alla schiusa dei boccioli della rosa, si consiglia di effettuare trattamenti con. Tenete però presente che questi prodotti vanno prima testati per verificare se la cultivar di rosa che si vuole trattare non è sensibile a tali composti chimici
Difesa: i trattamenti invernali vanno effettuati con prodotti rameici o con polisolfuri. A partire dalla schiusura dei boccioli fiorali si consigliano somministrazioni di poltiglia bordolese od ossicloruri di rame e ditiocarbammati (questi ultimi utili anche contro la ticchiolatura). Molto efficaci gli inibitori della biosintesi degli steroli (IBS), quali dodemorf, pencozanolo, fenarimol, ecc.
- Peronospora
Sulla pagina superiore delle foglie compaiono aree giallognole, mentre nella pagina inferiore in corrispondenza di queste appare una muffa bianca. Questa malattia è favorita dall'elevata umidità e dalle temperature primaverili  (temperature oltre i 10°C, ottimali 18°C e vegetazione bagnata per alcune ore)
Difesa: si basa essenzialmente sull’utilizzo di prodotti a base di rame da utilizzare quando si verificano le condizioni di sviluppo del fungo, oppure Captano o Zineb. Nei periodi molto critici si può far ricorso a prodotti antiperonosporici ad azione sistemica ( cioè entrano nei tessuti e nel circolo della linfa assicurando una protezione più efficace).
- Ticchiolatura
Sulle foglie appaiono macchie nerastre o violacee confluenti. Le foglie colpite disseccano e cadono rapidamente spogliando in breve tutta la pianta.
Difesa: la lotta chimica si basa sull'uso di benzimidazoli, triforine, clorotalonil, mancozeb o maneb (trattamenti ogni 7 o 15 giorni a seconda della gravità del caso).

Insetti o parassiti animali che colpiscono le Rose

- Afidi o Pidocchi
E’ la categoria di insetti più temibile perché oltre al danno diretto causato dalla sottrazione di linfa e alla trasmissione di forme virali, si assomma quello della produzione della antiestetica melata con richiamo di formiche e formazione successiva di "fumaggini".
Ricoprono tutte le parti giovani della pianta e la portano a rapido avvizzimento per sottrazione di linfa . 
Difesa: esistono predatori naturali che ne controllano la diffusione, quali adulti e larve di Coleotteri coccinellidi, larve di Ditteri sirfidi, Imenotteri parassiti, ecc. Tuttavia, la loro azione è insufficiente a mantenere questo afide entro livelli di infestazione tollerabili. È quindi necessario effettuare uno o più trattamenti con preparati aficidi: pirimicarb, acefate, piretrine, peritroidi.
- Tentredini e Larve
Possono essere di vario tipo : da bruchi o larve di lepidotteri di colore verde o giallo, a insetti adulti come maggiolini. Mangiano foglie, fiori o germogli.
- Cocciniglie
Succhiano la linfa come gli afidi, si differenziano per essere quasi immobili e vivono protetti da scudetti cerosi di colore bianco o giallo rosato.
- Larve di lepidotteri minatori
Sono larve di microlepidotteri che "minano" la zona verde della foglia lasciando intatta la cuticola. Le foglie disseccano e cadono.
- Cicaline
Sono farfalline succhiatrici che pungono foglie giovani o germogli, sui quali compaiono delle macchie chiare, marmorizzate e sfumate specialmente lungo le nervature e nella parte centrale della foglie ed insetti che saltellano.  Gli organi colpiti presentano si accartocciano con colorazioni argenteo
Difesa: intervenire sulle rose con insetticidi specifici a base di Acefate, Piretro o Diazinone anche se il più delle volte non è opportuno trattare.

- Acari o Ragnetti rossi
Sono minuscoli ragni che provocano con le loro punture sulle foglie ingiallimenti che in seguito disseccano totalmente. Sono molto mobili e quando attaccano massicciamente la pianta producono anche piccole ragnatele. Foto
- Larve terricole e millepiedi
Appartengono a vari ordini di insetti da lepidotteri a coleotteri o elateridi. Danneggiano radici e parti basse delle piante.

 

Proprietà terapeutiche: 

Già nell'antichità la coltivazione della rosa era diffusissima, sia come piante ornamentali che per le proprietà officinali ed aromatiche con l'estrazione degli oli essenziali.
Come pianta medicinale si utilizzano oltre ai petali con proprietà astringenti, anche le foglie come antidiarroico, i frutti ricchi di vitamina C diuretici, sedativi, astringenti e vermifughi, i semi per l'azione antielmintica (in grado di eliminare svariati tipi di vermi o elminti, che possono infestare l'organismo, insediandosi come parassiti), e perfino le galle prodotte dagli insetti del genere Cynips ricche di tannini per le proprietà diuretiche e sudorifere.
In aromaterapia vengono attribuite all'olio di rosa proprietà afrodisiache, sedative, antidepressive, antidolorifiche, antisettiche, toniche del cuore, dello stomaco, del fegato, regolatrici del ciclo mestruale.
Le giovani foglie delle rose spontanee servono per la preparazione di un tè di rosa.

 

Curiosità: 

Il nome, secondo alcuni, deriverebbe dalla parola sanscrita vrad o vrod, che significa flessibile. Secondo altri, invece, il nome deriverebbe dalla parola celtica rhood o rhuud, che significa rosso
 La famiglia delle Rosaceae comprende la maggior parte degli alberi da frutto più comuni: il melo, il pero, il ciliegio, il pesco, il susino, il mandorlo, il nespolo, il sorbo, l'albicocco, il cotogno


 

Rosa Canina

Nome latino: 
Rosa Canina
Famiglia: 
Rosaceae

La rosa canina è un arbusto spinoso perenne originario dell’Europa e dell’Asia occidentale.
E’ alto 100 - 200 cm . Ha fusti legnosi glabri, con spine (rosse) robuste, arcuate, a base allungata, compresse; da giovani i fusti  hanno una corteccia di colore verde-bruna oppure rosso-bruna, mentre in età adulta diventano giallo scura e compaiono delle striature.

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Coltivazione: 

La rosa canina ama molto l’esposizione in pieno sole oppure a mezz’ombra.

 Il terreno ideale deve essere di tipo soffice, leggero, ricco di sostanza organica e, soprattutto, con un ottimo drenaggio.

Resiste bene anche a temperature fredde.
Potatura: la potatura della rosa canina allevata a cespuglio prevede un rinnovo dei rami vecchi e secchi cercando di arieggiare il centro della pianta, mantenendo la vegetazione sui bordi,si consiglia di procedere con un taglio netto e fatto in maniera obliqua ma non troppo e di non effettuarlo in posizione troppo vicina alla gemma.
Il periodo adatto alla potatura varia a seconda del clima. Se siamo in una zona con clima freddo ed umido si procederà con questa operazione all’inizio della primavera, mentre in caso di clima caldo sarà opportuno potare a fine autunno o inizio inverno.

 

Malattie Parassiti Avversità: 

 Come tutte le rose, anche quella canina è molto soggetta all’attacco di malattie e parassiti.

Per quanto riguarda gli insetti, quelli che maggiormente infestano la rosa canina sono gli afidi e la cocciniglia.

Uso in cucina: 

In cucina si utilizzato i frutti freschi per preparare buonissime marmellate oppure essiccati per fare liquori , mentre con i petali si può produrre dell’ottimo miele rosato.
Alcune ricette 
 

Proprietà terapeutiche: 

Viene largamente usata per i suoi contenuti di vitamina C e per il suo contenuto di bioflavonoidi (fitoestrogeni).
I principi attivi (oltre alla vitamina C, tannini, acidi organici, pectine, carotenoidi e polifenoli) vengono usati dalle industrie farmaceutiche, alimentari e cosmetiche: fiori e foglie vengono usati in farmacopea, ad esempio, per la preparazione di infusi e tisane.
I piccoli frutti della Rosa Canina risultano essere le "sorgenti naturali" più concentrate in Vitamina C, presente in quantità fino a 50-100 volte superiore rispetto agli agrumi tradizionali (arance e limoni) e per questo in grado di contribuire al rafforzamento delle difese naturali dell'organismo. (100 grammi di cinorrodonti contengono la stessa quantità di vitamina C o acido ascorbico contenuta in 1 chilo di agrumi).
Contenendo un elevato quantitativo di acido ascorbico, la rosa canina (o meglio i suoi falsi frutti) è indicata per combattere le infezioni alle vie respiratore (orecchie, naso e gola) in quanto rafforza le difese dell´organismo. Svolge quindi un´azione immunostimolante nel prevenire influenze e raffreddori, in particolare nei bambini.
Ha inoltre un´azione antinfiammatoria e antiallergica. Secondo studi condotti dal premio Nobel Linus Pauling e da ricercatori statunitensi, la rosa canina assunta in forti dosi preverrebbe anche la crescita cancerogena.
I cinorrodonti hanno inoltre proprietà astringenti (grazie alla presenza di tannini sono efficaci nella cura delle diarree) e diuretiche (stimolano l´eliminazione delle tossine tramite l´urina).
Il trattamento con un estratto di bacche di rosa selvatica si utilizza in casi di dolori reumatici e più particolarmente contro l’artrosi o in casi di mal di spalla (la sperimentazione è in corso agli istituti ortopedici Rizzoli di Bologna su 200 pazienti che soffrono di artrosi grave individuati tra chi è in attesa della protesi d'anca per verificarne l'efficacia sull'infiammazione e nel controllo del dolore: http://www.aamterranuova.it/article4431.htm)

L’impiego della rosa canina è molto noto anche in ambito cosmetico, infatti questa pianta e molto ricca di betacarotene e provitamina A molto utili contro l’invecchiamento, gli eritemi solari e la comparsa di rughe. I petali servono per produrre colliri molto efficaci.
L’acqua distillata prodotta con l’uso di rosa canina viene usata per curare pelli arrossate e particolarmente sensibili, mentre con i frutti freschi frullati si ottiene una crema molto utile per levigare e tonificare la pelle attraverso una maschera di bellezza.
Circa il 96% dei profumi femminili e il 46% di quelli maschili contengono essenza di rosa.
La famosa acqua di rose, venne inventata da Avicenna, un celebre medico persiano, tra il IX e il X secolo.
 

Curiosità: 

Questa pianta deve il nome canina a Plinio il vecchio, che affermava che un soldato romano fu guarito dalla rabbia con un decotto di radici.
Narra la leggenda che Bacco, dio del vino, invaghitosi di una fanciulla, desiderava conquistarla, ma ella fuggì finchè non inciampò in un cespuglio. Per riconoscenza Bacco trasformò il cespuglio in rosa donandogli degli splendidi fiori del medesimo colore delle guance dell’amata
 

Zone del Giardino in cui si trova: 

Agnocasto, Lagano, Aino, Pepe falso, Pepe dei monaci

Nome latino: 
Vitex Agnus-Castus
Famiglia: 
Verbenaceae

Italiano
Coltivazione: 

Questa pianta è rustica (resiste fino a -15°) e resistente.
Non ha particolari esigenze per quanto riguarda il terreno: qualsiasi terreno può essere indicato per l’agnocasto, anche la comune terra da giardino, purchè sia ben drenato.
Predilige posizioni soleggiate, ma può anche essere posto a dimora in luogo semi ombreggiato, una posizione troppo ombreggiata determina una fioritura più scarsa.
Ha bisogno di irrigazioni moderate, tranne che per gli esemplari da poco posti a dimora: per questi, durante i mesi caldi può essere necessario intervenire fornendo acqua durante periodi particolarmente siccitosi.
E’ possibile contenerne la crescita con interventi di potatura annuali, da praticarsi durante l’inverno, tali potature sono consigliabili anche per mantenere l’arbusto compatto, evitando che perda ramificazioni nella parte bassa.
A fine inverno si sparge ai piedi dell’arbusto del concime granulare a lenta cessione o dello stallatico maturo, interrando leggermente il composto.

 

Malattie Parassiti Avversità: 

Se posto in terreni non ben drenati, può essere soggetta a marciumi radicali

Proprietà terapeutiche: 

È molto utilizzato in erboristeria per le sue qualità terapeutiche.
Il frutto può avere effetti sul sistema endocrino, in particolare nel modulare la produzione di alcuni ormoni ipofisari. Questo determina il suo impiego per la cura di irregolarità del ciclo mestruale, soprattutto per ridurre i sintomi premestruali.
Viene impiegata tradizionalmente come coadiuvante tradizionale per disturbi collegati alla menopausa, disturbi premestruali ( diminuisce la secrezione di prolattina rilasciando le tensioni mammarie e inoltre contrasta i lievi sbalzi d'umore tipici del periodo), le classiche vampate di calore, ritenzione idrica, irritabilità, ansia, insonnia e tipico gonfiore addominale in menopausa.
E’ un ottimo galattagogo (stimola e accresce la produzione lattea), aiuta nei casi di acne giovanile, è una pianta antispastica, equilibrante del sistema vagosimpatico.
L'agnocasto risulta inoltre utile nelle palpitazioni, nel dolore al plesso solare, nelle vertigini, negli spasmi intestinali, nell'insonnia.
Inoltre, sembra sia utile per sedare gli stimoli sessuali (anafrodisiaca).
 

Curiosità: 

 

Etimologia: il nome del genere dal latino 'vitex' (gen. 'viticis'), vite, derivato a sua volta dal verbo 'viere', intrecciare, in allusione all'utilizzo dei rami flessibili della pianta nella fabbricazione di panieri ecc.
L'epiteto specifico dal gr. 'a-', particella negativa, e 'gonós', casto, sterile (=niente prole).

Il suo nome latino “vitex agnus castus” indica quindi che si tratta di una pianta dotata di una ipotetica azione anafrodisiaca (contrasta il testosterone) nell'uomo.

Il medico greco Dioscoride, del I secolo d.C., lo suggeriva come rimedio per diminuire la libido; secondo il naturalista romano Plinio il Vecchio, veniva sparso sui letti delle mogli dei soldati ateniesi, per preservarne la fedeltà coniugale quando i soldati andavano lontano in battaglia

In passato si pensò che i semi fossero particolarmente utili alla vita monastica e fu abbondantemente coltivato presso i monasteri per cui sono stati chiamati anche "pepe di monaco".

Arnaldo da Villanova(XIII sec) dichiarava con grande serietà che bastava portare addosso un coltello con il manico fatto col legno di Agnocasto per tener lontana ogni idea voluttuosa.

Zone del Giardino in cui si trova: 

Pagine

Il vostro giardino ispira sentimenti d'Amore quello compreso da tutti gli esseri umani.. il ricordo di vostra figlia grazie a voi non vive solo nei vostri cuori ma anche in noi che siamo mamme e papà come voi.. Un abbraccio di cuore Serena
-- Serena Mereu