Nome latino:
Prunus Armeniaca
Famiglia:
Rosaceae
Caratteristiche generali:
Il Prunus Armeniaca è una specie caducifoglia originaria della Cina nord-orientale.
La pianta appartiene alla stessa famiglia e genere di frutti quali la ciliegia, la pesca e la prugna.
E’un albero da frutto, di media grandezza, alto dai 5 ai 7 metri; cresce in modo eretto, il fusto è corto e porta una piccola chioma in genere tondeggiante, presenta una scorza rosso-scura e fessurata longitudinalmente.
Le foglie sono grandi e tondeggianti, con l’ apice appuntito e liscio ed hanno il contorno seghettato.
Le gemme, inserite sul nodo, possono essere a legno e a fiore: le prime hanno una forma conica mentre le seconde sono tondeggianti e, generalmente, localizzate su rami di un anno; le radici si sviluppano in profondità (deve essere garantito un franco di coltivazione di almeno 50-80 cm)
I fiori sono sessili (inseriti sul ramo senza peduncolo), ermafroditi, campanulacei, solitari o accoppiati e di colore bianco o rosaceo.
La fioritura avviene, come in tutti i Prunus, prima della fogliazione,
Il frutto è una drupa quasi sessile di forma rotonda, separata da un solco avente una profondità variabile chiamato linea di sutura; la drupa può presentare una cavità peduncolare.
La buccia, o epicarpo può essere liscia o pelosa, di colore giallo che si tinge di rosa nelle parti esposte al sole
Ultimamente si stanno diffondendo delle nuove varietà di albicocche la cui buccia è caratterizzata da un sovraccolore rosso.
L’albicocco ha un calendario di maturazione di circa due mesi: i periodi sono variabili in base alla zona di produzione: al sud Italia le albicocche maturano da metà maggio fino alla prima decade di luglio, nelle regioni del centro da inizio giugno a metà luglio, mentre al settentrione il calendario va da metà giugno fino al termine di luglio.
Al Giardino degli Angeli è presente la varieta “Reale d’Imola”.
E’ una varietà tipica dell’Emilia Romagna, ora un po’ superata nelle scelte varietali per i problemi di alternanza di produzione, è inoltre soggetta formazioni gommose che indicano la penetrazione di funghi patogeni. E’ ottima però dal punto di vista organolettico con la sua polpa gustosa e aromatica e i frutti di pezzatura medio-grossa.
Coltivazione:
L’albicocco si adatta a climi miti, temperati e mediamente rigidi, per questo motivo è coltivato in molte aree del mondo.
Rispetto al pesco, resiste maggiormente ai freddi invernali, però è più suscettibile alle gelate tardive primaverili: infatti, temperature inferiori allo zero sono pericolose nelle fasi di bottoni rosa, fioritura ed allegagione.
Per questo motivo l’albicocco preferisce le aree collinari, meno soggette a gelate e ristagni di umidità.
L’albicocco predilige terreni sciolti, di medio impasto, profondi, ben drenati e caldi, adattandosi anche su quelli ghiaiosi.
Vanno evitate le innaffiature eccessive, lasciando sempre che tra un'annaffiatura e l'altra il terreno rimanga asciutto per almeno un paio di giorni.
La potatura , considerandola una pianta da frutto e non solo ornamentale, è rivolta a mantenere un buon equilibrio fra produzione e vegetazione.
È importante salvaguardare e rinnovare con la potatura le formazioni fruttifere (dardi, brindilli, rami misti e rami anticipati), dando la prevalenza agli uni o agli altri a seconda del modo di fruttificare della varietà.
Come regola generale tanto più forte è la spinta vegetativa tanto più leggera deve essere la potatura; non bisogna lasciare invecchiare troppo le branche produttive altrimenti si creano i presupposti per una forte alternanza di produzione: si eliminano i rami posti di schiena, i polloni, si diradano i rami misti e si eliminano le branche di 3-5 anni sostituendole per tempo con rami nuovi.
Malattie Parassiti Avversità:
Monilie (Monilia laxa e Monilia fructigena): sono funghi che si instaurano sui rametti e sui frutti, favoriti da condizioni di elevata umidità e piogge.
Durante la fioritura il fungo penetra attraverso i fiori che mummificano.
I frutti sono colpiti soprattutto dall’inizio della maturazione.
In caso di condizioni favorevoli allo sviluppo del fungo in prossimità della maturazione eseguire trattamenti preventivi con prodotti sistemici tra lo stadio di bottoni rosa e l’allegagione
Corineo (Coryneum beijerinckii): è un fungo che determina alterazioni su foglie, rami e frutti, favorito da lesioni presenti sulla pianta, condizioni di bagnatura degli organi, elevata umidità e temperature di almeno 5-6 °C, mentre intorno a 15-16 °C sono ottimali.
Il fungo si manifesta con delle tacche depresse di color rosso-brunastro con alone giallastro, queste possono confluire tra loro evolvendo in piccole lesioni longitudinali necrotiche che provocano disseccamento dei giovani rametti.
Per contrastare il fungo, trattare con prodotti rameici a defogliazione completa, perché in genere la lignificazione dei germogli è già avvenuta, il secondo intervento si effettua con altri fungicidi di copertura prima dell’apertura delle gemme. Una buona pratica agronomica consiste nell’eliminazione dei rami colpiti con la potatura secca, o invernale.
Oidio o mal bianco (Podosphaera tridactyla): si tratta di un fungo che colpisce le foglie, i germogli e, raramente, i frutti; favorito da temperature comprese tra 10 e 30 °C, umidità elevata ed assenza di bagnatura.
I primi sintomi compaiono sulla superficie dei frutti sotto forma di chiazze biancastre, su queste poi si sviluppano tacche necrotiche reticolari che assumono una colorazione rosso brunastra nel caso si trovino nella parte del frutto esposta al sole o verdastra se interessano la zona ombreggiata. Sulle foglie i sintomi sono più tardivi e consistono in una efflorescenza biancastra; le foglie colpite dissecano e cadono precocemente.
Sulle piante in cui gli attacchi si presentano regolarmente tutti gli anni, è bene ricorrere alla lotta chimica fin dalla primavera con derivati benzimidazolici, successivamente si può intervenire con prodotti a base di zolfo.
Sharka o vaiolatura ad anello: si tratta di un virus, trasmesso mediante le punture degli afidi, che interessa le foglie ed i frutti. Nel caso dell’albicocco sulle foglie si manifestano piccole decolorazioni clorotiche ad anello che scompaiono al sopraggiungere dell’estate, mentre sui frutti si formano zonature anulari chiare. Questa virosi si contrasta prima di tutto ricorrendo a materiale di moltiplicazione certificato, è buona prassi eliminare le piante infette e combattere gli insetti che trasmettono il virus; inoltre, se possibile, impiegare cultivar resistenti. Foto e approfondimenti
Mosca della frutta (Ceratitis capitata): si tratta di un insetto che colpisce i frutti. I danni sui frutti sono provocati dalle punture che determinano la comparsa di aree mollicce, in seguito soggette a marcescenza e dall’attività delle larve che si nutrono in gruppo della polpa provocandone il disfacimento favorendo attacchi di monilia; i frutti colpiti comunque sono soggetti a cascola. Foto e approfondimenti
Cidia (Cydia molesta): è un insetto che attacca i germogli ed i frutti; le larve della 1^ generazione scavano gallerie all’interno dei germogli causandone l’avvizzimento e la successiva perdita; le generazioni seguenti si insediano sui frutti entrando dal peduncolo o da altri punti di contatto come rami, foglie ed un eventuale frutto vicino. Le larve scavano gallerie fino a raggiungere il nocciolo, i frutti colpiti emettono un grumo di gomma, inoltre sono soggetti a cascola ed a marciumi provocati dalle monilie. Foto e approfondimenti
Anarsia (Anarsia lineatella): si tratta di un insetto che colpisce i fiori, i frutti ed i germogli; compie tre generazioni l’anno. Ad inizio primavera le larve entrano nei fiori distruggendoli, dopo la fioritura danneggiano i germogli; in un secondo momento attaccano i frutti causando danni simili a quelli prodotti dalla cidia. Foto e approfondimenti
Cocciniglia di San Josè (Comstockaspis perniciosa)
Cocciniglia bianca (Diaspis pentagona)
Altri parassiti che attaccano l'albicocco sono gli afidi:
Afide verde (Myzus persicae)
con le sue punture provoca la formazione di bollosità sulle foglie, che seccano e cadono. attacchi in fioritura causano aborti fiorali e colatura dei fiori, i frutticini sono soggetti a malformazioni
Afide farinoso (Hyalopterus pruni)
è un insetto che attacca le foglie ed i germogli: i rami e la pagina inferiore delle foglie vengono ricoperte da un acera farinosa, biancastra e da sostanze zuccherine appiccicaticce; le foglie seccano e i frutti non si sviluppano
Uso in cucina:
L'albicocca è ricca di vitamina B, C, PP, ma soprattutto di carotenoidi, precursori della vitamina A: due etti di albicocche fresche forniscono il 100% del fabbisogno di vitamina A di un adulto.
Le albicocche vengono consumate fresche e conservate o trattate in numerosi modi: essiccate (specie negli USA), sciroppate.
Altrettanto comuni sono i prodotti derivati: il succo, la marmellata e la gelatina di albicocca, molto usata in pasticceria per apricottare torte e pasticcini. (apricottare significa spennellare la superficie di una torta di gelatina di albicocche prima di glassarla. Un esempio classico di questa tecnica, molto diffusa, è la famosa torta Sacher )
Il seme dell'albicocca quanto quello della Pesca viene detto armellina. Le Armelline hanno un retrogusto gradevolmente amarognolo e vengono usate in pasticceria come essenza, come ingrediente negli amaretti, in sciroppi o liquori e in generale in abbinamento alle mandorle dolci per renderne più interessante il gusto. Tuttavia il loro consumo viene limitato ad un uso aromatico poiché, come le foglie e i fiori dell'albicocco, contengono un derivato dell'acido cianidrico che, ad alte dosi, risulterebbe altamente tossico.
Proprietà terapeutiche:
I medici arabi ne scoprirono le virtù farmacologiche: la usavano per curare il mal d'orecchi e anche per lenire i fastidi delle emorroidi.
L'albicocca stimola la produzione di emoglobina, la proteina che trasporta il ferro e dà colore al sangue, un frutto anti-anemia per eccellenza. Essa contiene molti zuccheri, sali minerali, e oligo-alimenti.
Dal seme dell’albicocca (armellina) si ricava tramite la pressione a freddo l’olio essenziale di albicocca.
Contiene vitamina F che è importante biostimolatore per diversi processi fisiologici e biochimici nel nostro organismo.
Può essere usato per pelle secca e deteriorata, ha un effetto antirughe. Nutre e idrata, aiuta la sintesi di collagene e delle nuove cellule. Nutre e stimola la crescita dei capelli rendendoli elastici. E’ ideale come olio di base per maschera per viso e capelli e per massaggi tonificanti. Migliora la circolazione del sangue. Si assorbe bene dalla pelle lasciandola morbida e liscia.
Un’idea per una ricetta di bellezza:
Maschera per viso: 10 ml di olio di albicocca si mischiano in 1 cucchiaio di panna e 1 albume di uovo. Applicare sul viso e lasciare per 10 minuti in posa.
Oltre alla vitamina F l’olio essenziale contiene contiene Amigdolina (Laetrile) usata per curare malattie molto gravi.
L’impiego del laetrile in medicina risale ai tempi del grande erbario cinese il quale sembra abbia parlato di preparati a base di gherigli utili contro i tumori. Gli antichi medici egizi, greci, romani e arabi erano tutti perfettamente a conoscenza delle proprietà biologiche “dell’acqua di mandorle amare”. Celso, Scribonio Largo, Galeno, Plinio il Vecchio, Marcello Empirico e Avicenna impiegavano preparati contenenti laetrile per curare i tumori, e la stessa cosa dicasi per la farmacopea medievale.
Curiosità:
Dalle zone di origine, la Cina, si è estesa lentamente verso ovest attraverso l'Asia centrale sino ad arrivare in Armenia (da cui prese il nome Armeniaca) dove, si dice, venne scoperta da Alessandro Magno.
I Romani la introdussero in Italia e in Grecia nel 70-60 a.C., ma la sua diffusione nel bacino del Mediterraneo fu consolidata successivamente dagli arabi, infatti albicocco deriva dalla parola araba Al-barquq.
In origine si credeva fosse una piante maledetta che provocasse febbre.
Nella cosmesi popolare l'albicocca e' stata sempre accoppiata alla cura della pelle. l'olio ottenuto dai suoi semi e' molto efficace sia per il trattamento delle smagliature che delle rughe.
Zone del Giardino in cui si trova:
Il 15 ottobre 2010 ho perso la mia Ylenia a 35 settimane di gravidanza...il nostro pulcino..il prossimo ottobre al ritrovo con l'associazione CiaoLapo.... ci sarò lo prometto!!!